PO165 Collapsing nephropathy in corso di abuso di steroidi anabolizzanti: Case Report di un giovane body builder

PO165 Collapsing nephropathy in corso di abuso di steroidi anabolizzanti: Case Report di un giovane body builder

Probabilmente, come accennato all’inizio, potrebbero avere un ruolo le infezioni sistemiche o lo stress ma, per esempio, su quest’ultimo fattore le idee non sono affatto chiare e mancano le prove scientifiche che testimoniano un coinvolgimento causa-effetto. Trattare con i farmaci una ricaduta può affrettare il recupero e aiutare a migliorare i sintomi più velocemente ma, probabilmente, non ha effetti a lungo termine sulla malattia stessa. Quando si prendono contraccettivi orali è quindi ancora più importante sottoporsi regolarmente ai programmi organizzati di screening per il tumore del seno e della cervice, secondo gli schemi e le cadenze raccomandati a tutte le donne anche in base alle fasce di età. Questi controlli consentono infatti di individuare un’eventuale malattia oncologica in fase precoce, con maggiori possibilità di cura.

Il rientro nella norma sia delle transaminasi che delle IgG entro i primi 6 mesi di trattamento rappresenta l’obiettivo terapeutico ottimale, associato ad una prognosi eccellente, con ridotto rischio di progressione della malattia epatica (10). Rimane, ad oggi, controverso quale sia l’approccio migliore per la prevenzione ed il trattamento della GIO, soprattutto nei pazienti giovani senza evidenti fattori di rischio clinici e/o laboratoristici per osteoporosi. In ambito nefrologico, è stata recentemente condotta dal Gruppo di Nefrologia Clinica Piemontese un’indagine retrospettiva volta a valutare l’approccio alla prevenzione del danno osseo nei pazienti in terapia steroidea in Piemonte e Valle D’Aosta. Tale articolo mette in luce l’ampia variabilità nell’aderenza alle linee guida (ACR 2010 ed altre) e nella prescrizione dei farmaci per l’osteoporosi nonché nel monitoraggio e nella valutazione laboratoristico-radiologica del problema (20).

Vie di somministrazione dei corticosteroidi

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Il trattamento può iniziare prima, durante o dopo la radioterapia e prosegue per un periodo variabile da sei mesi a tre anni. Quando la malattia è troppo estesa o diffusa per essere trattata efficacemente con l’intervento chirurgico o la radioterapia, e se sono presenti metastasi ai linfonodi o disseminate, la terapia ormonale rappresenta lo standard di riferimento. Si utilizzano nelle donne in premenopausa con lo scopo di indurre una menopausa temporanea. Nelle donne con neoplasia mammaria con recettori ormonali positivi in fase iniziale di malattia, operate, la terapia può essere associata a un inibitore dell’aromatasi o a tamoxifene per 5 anni. Nelle donne con neoplasia mammaria con recettori ormonali positivi in fase avanzata di malattia, gli agonisti dell’LHRH vengono associati alla terapia endocrina indicata per la paziente. La terapia va assunta per 5 anni dopo l’intervento chirurgico oppure in sequenza dopo 2-3 anni di tamoxifene, per un totale di 5 anni di ormonoterapia.

Anche in questo caso la dose giornaliera e la durata della terapia associata a fattori ambientali predisponente e a stili di vita erronei sono le variabili che accellerano maggiormente il problema in questione. Il 2-3% dei pazienti che svolgono una terapia a base di eparina per lungo termine va incontro a frattura vertebrale. A parità di risultato anticoagulante è pertanto consigliabile l’integrazione di vitamina K che non presenta questo tipo di effetti collaterali (50)(51). L’osteoporosi steroidi indotta da glucocorticoidi (GIO) è un’importante causa di osteoporosi secondaria che inizia precocemente nel corso della terapia anche per dosaggi bassi. In nefrologia, i glucocorticoidi vengono utilizzati nel trattamento delle nefropatie a genesi immunologica e nel trapianto renale. Nella pratica clinica sono disponibili diversi algoritmi che consentono di stimare il rischio di frattura osteoporotica nel lungo periodo, ma nessuno di questi è specificatamente rivolto alla GIO.

Chemioterapia

Combinazione del Calcipotriolo e Betametasone dipropionatoQuesta nuova combinazione del Calcipotriolo 50 μg/g e Betametasone dipropionato 0.5 mg/g è stato sviluppato per il trattamento della psoriasi. E’ stato dimostrato che il Calcipotriolo agisce principalmente sui cheratinociti e gli steroidi sull’ infiammazione. Anche l’eritropoietina, usata spesso, sebbene illegalmente, soprattutto nel ciclismo per aumentare la disponibilità di ossigeno per i muscoli, può essere molto pericolosa provocando trombosi. Il farmaco viene utilizzato talvolta dai medici nei malati oncologici per aumentare la produzione di sangue, ma non si può escludere che nei soggetti sani che non ne hanno bisogno possa favorire la comparsa di leucemie.

  • Le informazioni presenti nel sito devono servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente.
  • • abbreviare le ricadute e ridurre la loro gravità (corticosteroidi), • prevenire le ricadute e prevenire o ritardare la progressione della malattia (Disease Modifying Therapy, DMT, trattamenti modificanti la malattia).
  • Per questo motivo sono stati proposti regimi terapeutici a basati su dosi più basse, ma le evidenze a riguardo risultano tutt’ora contraddittorie con i due più importanti trial randomizzati che riportano conclusioni conflittuali (Annane 2002 e Sprung 2008).
  • Di conseguenza accuseranno i sintomi tipici dell’età premenopausale, con vampate di calore, eccessi di sudore e secchezza vaginale.
  • L’uso cronico di AASs è riconosciuto causi effetti avversi come virilizzazioni, disordini epatici, neuropsichiatrici, alterazioni del profilo lipidico (aumento delle LDL e riduzione delle HDL).

Se si è portatori delle mutazioni BRCA è importante consultare il proprio medico per valutare pro e contro ed eventualmente considerare di ricorrere ad altre soluzioni contraccettive. Oltre al dolore, risultati simili tra i 2 gruppi sono stati ossercati anche per la funzione fisica, con una variazione del punteggio WOMAC pari a -7,1 nel gruppo trattato con triamcinolone e a -9,2 nel gruppo placebo. Altri farmaci usati sono il fulvestrant, il medrossiprogesterone acetato e il megestrolo acetato, e nell’uomo gli antiandrogeni abiraterone acetato, enzalutamide e apalutamide. L’interessato ha diritto di ottenere la conferma dell’esistenza o meno di dati personali che lo riguardano, anche se non ancora registrati, e la loro comunicazione in forma intelligibile.

La Bleomicina, i derivati della penicillamina, gli alcaloidi, i soppressori dell’appetito, gli anticorpi anti-ds-DNA (come gli agenti anti-TNF), l’etosuccimide, le citochine e il fosinopril sono tutti farmaci che possono determinare la genesi di patologie simil sclerodermiche (30). Partendo dall’assunto per cui la diagnosi differenziale fisioterapica è il risultato di un complesso processo di ragionamento clinico e presa di decisioni diventa cruciale per il fisioterapista essere a conoscenza di potenziali disordini muscoloscheletrici causati dall’uso e dall’abuso dei farmaci. Questa sconvolgente premessa mette in luce quanto la conoscenza di potenziali link tra disordini muscoloscheletrici e uso di farmaci sia cruciale nella pratica clinica del fisioterapista. Per l’iperplasia surrenale, piccole quantità di corticosteroidi, come l’idrocortisone, generalmente riducono la produzione di androgeni.

LLA a cellule B nella popolazione pediatrica, nuove evidenze per le CAR-T

Il goserelin viene somministrato ogni 28 giorni con iniezioni sottocutanee all’addome, da dove il farmaco viene assorbito gradualmente dall’organismo. Provoca gli stessi effetti collaterali delle altre terapie ormonali per il tumore del seno (i disturbi tipici della menopausa) ma ha un effetto più marcato sull’umore, per cui può portare più facilmente alla depressione. I risultati dello studio sono stati pubblicati nel 2019 sul Journal of Clinical Oncology e potrebbero portare a un cambiamento nella pratica clinica. Al momento infatti il tamoxifene è utilizzato a un dosaggio molto più alto, di 20 mg/die, che provoca pesanti effetti collaterali, mentre con il dosaggio a 5 mg/die gli effetti collaterali sono ridotti e più tollerabili per la donna. La terapia ormonale può ridurre il rischio di recidiva, ovvero la probabilità che il tumore si ripresenti dopo la conclusione di altri trattamenti (intervento chirurgico, radioterapia e/o chemioterapia) oppure può contribuire a ridurre per un certo periodo i sintomi di una malattia in fase più avanzata. Il calo dei livelli di questi ormoni può provocare diversi disturbi, molto variabili da donna a donna per qualità e quantità.

Terapie Biotecnologiche per la Psoriasi

• abbreviare le ricadute e ridurre la loro gravità (corticosteroidi), • prevenire le ricadute e prevenire o ritardare la progressione della malattia (Disease Modifying Therapy, DMT, trattamenti modificanti la malattia). I dati personali oggetto di trattamento saranno custoditi in modo da ridurre al minimo, mediante l’adozione di idonee e preventive misure di sicurezza, i rischi di distruzione o perdita, anche accidentale, dei dati stessi, di accesso non autorizzato o di trattamento non consentito o non conforme alle finalità della raccolta. L’inserimento dei dati personali dell’utente all’interno di eventuali maling list, al fine di invio di messaggi promozionali occasionali o periodici, avviene soltanto dietro esplicita accettazione e autorizzazione dell’utente stesso. Non dimentichiamo che una volta stabilizzata una posologia elevata, la riduzione può avvenire soltanto in tempi lunghi con riduzioni di minima entità, pena la ripresa della malattia con un meccanismo di rimbalzo (rebound) capace di ricreare una situazione clinica anche peggiore della fase iniziale. Tentativi maldestri di dimezzare tout court la posologia (da alta dose a media dose) conducono spesso il paziente al ripristino “fai da te” degli alti dosaggi.

L’interleuchina 2 e l’aldelsleuchina (che appartengono alla classe delle citochine) utilizzati come terapia nei melanomi maligni e nei carcinomi metastatici renali possono indurre artite reumatoide, artrite psoriasica, spondilite anchilosante e sindrome di Reiter (20). I Granulociti possono indurre dolore muscolare e osseo e causare re infiammazioni dell’artrite reumatoide (specialmente in pazienti già affetti dalla Felty’s syndrome) e indurre poliartralgia e mialgia diffusa (21). Il legame tra la pillola e il rischio di tumore mammario è difficile da dimostrare, a causa delle diverse formulazioni e dosaggi di questo tipo di farmaci in continua evoluzione nel tempo. Gli studi al riguardo hanno tuttavia osservato un modesto aumento del rischio di tumore al seno per le donne che assumono la pillola rispetto a chi non ne fa uso.

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